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e vicende dell'Eremo di Monte Corona sono strettamente legate a quelle dell'Abbazia di San Salvatore, già sede dei camaldolesi e dei coronesi. Morto Paolo Giustiniani il 28 giugno 1528 sul Monte Soratte a 52 anni d'età, venne eletto maggiore dei coronesi Agostino da Bassano e poi, alla sua morte (1529), Giustiniano da Bergamo, che fu un solerte propagatore della regola di Paolo Giustiniani. Giustiniano da Bergamo, che viene considerato il secondo padre dei coronesi, propose al Capitolo generale l'erezione di un eremo a somiglianza di quello di Camaldoli, che fosse capo di tutta la Congregazione.Dopo molte proposte fu stabilito di fabbricarlo sulla vetta del Monte Corona, per la vicinanza all'Oratorio di San Savino e all'Abbazia di San Salvatore. Nel 1530 furono iniziati i lavori per la costruzione dell'Eremo. Per una provvisoria sistemazione i monaci eressero le loro cellette attorno alla primitiva cappella, utilizzando tronchi d'albero, pietre e fango ed ogni giorno si recavano sulla sommità del Monte per portare avanti i lavori di costruzione del nuovo eremo.
Oggi la cappella di San Savino è stata trasformata in una casa di civile abitazione; un tempo aveva la sacrestia adorna di affreschi a graffiti, due piccole cellette con camino.
All'Eremo si stava intanto lavorando alacremente e, nell'aprile del 1553, il pontefice Paolo III concesse ai monaci coronesi, come sussidio ordinario per condurre a termine i lavori, il podere del Colle di San Savino e quello di San Giuliano, vicini all'Eremo stesso.
La sommità del Monte cominciò a popolarsi e, nel 1555 viene iniziata la costruzione della chiesa dell'Assunta Incoronata è della Madonna del Buon Consiglio. In questi anni la vita dell'Abbazia di San Salvatore fu intensamente legata a quella che si svolgeva all'Eremo. Erano due centri che tra loro si integravano: L'Abbazia (o Badia) la sede più importante delle attività economiche e dei rapporti con i fedeli, l'Eremo dove la regola eremitica trovava la più rigida applicazione, era invece luogo di meditazione e di preghiera. Nel 1556 vi morì con fama di santità il perugino Rodolfo Degli Oddi.
Coronesi e camaldolesi di Toscana vivevano ancora separati e si pensò alla loro riunione. Nell'anno 1634, con il papa Urbano VIII, si stabilì di tornare ad una medesima regola, sotto un solo governo, sotto la protezione dello stesso padre San Romualdo.
Stipulata l'unione degli eremiti camaldolesi toscani con quelli coronesi, Monte corona si valorizzò ulteriormente, anche per la sua già efficiente organizzazione. In quello stesso 1634 la Congregazione Pedemontana dell'Eremo di Torino, fondato da Alessandro di Ceva nel 1601, chiese di essere unita a quella di Monte Corona con tutte le largizioni concesse dai principi di Savoia.
I coronesi però non ebbero e non fondarono eremi solamente in Italia; dal 1601 organizzarono nuclei anche all'estero: in Francia, Polonia, Austria, Germania e Ungheria, divenendo uno degli ordini religiosi più importanti e seguiti. Per molti anni l'Eremo di Monte Corona fu il centro di quarantacinque cenobi, che si erano ridotti a dodici nel 1840, per le vicende del '700-'800.
Il primo colpo ai beni ecclesiastici si ha con l'avvento di Napoleone e la proclamazione della Repubblica Romana nel 1798; questa comportò sequestri, saccheggi e una provvisoria soppressione degli ordini monastici ma nel 1814 il Papa ritornò nel suo stato e la vita dell'ordine dei camaldolesi e coronesi si riprese. Con la formazione del Regno d'Italia e l'entrata in vigore delle leggi che prevedevano la confisca dei beni ecclesiastici, i coronesi, nonostante avessero inviato a Torino due eremiti per intercedere presso il Conte di Cavour, dovettero lasciare l'Eremo e l'Abbazia di San Salvatore nel 1863.
L'azienda di Monte Corona di 2524 ha di terreni passa in varie mani private fino a diventare nel 1979 proprietà del gruppo "S.A.I. Agricola S.p.a." che è tutt'oggi proprietaria.
Dagli anni successivi al 1960, con lo spopolamento delle campagne, anche l'Eremo è stato abbandonato da quelle poche famiglie di dipendenti dell'amministrazione agricola di Monte Corona che l'abitavano. Nel 1975 la comunità benedettina di Perugia, favorita dalla proprietà, tentò di occupare l'Eremo e di rimettere un po' d'ordine dopo anni di abbandono; l'esiguità delle forze impegnate rese però vano il tentativo e l'unico religioso che vi abitava dopo poco tempo lasciò l'impresa.
Nei primi giorni del 1977 un guru indiano prese in affitto per alcuni anni l'antico Eremo e, considerati i progetti, grandi furono le speranze e l'entusiasmo ma prima della fine del 1980 il guru Sri Satyananda e i suoi seguaci lasciarono l'Eremo.
Dopo un altro anno circa di abbandono e di ulteriori vandaliche spoliazioni, l'eremo è stato acquistato il 9 luglio 1981 dalla Comunità delle piccole sorelle monache di Betlemme, che l'hanno denominato Monastero di Betlemme Nostra Signora di Monte Corona. Il primo gruppo di suore (sei o sette) è giunto all'Eremo il 21 novembre 1981 per continuarvi la secolare tradizione dei monaci che qui sono vissuti. Nel novembre 1990 le monache fondarono un nuovo monastero presso Mocaiana di Gubbio e lasciarono l'eremo ai monaci del ramo maschile dello stesso Ordine che vi risiedono fino a oggi(1)(2)(3).
L'eremo è luogo di residenza de "La Famiglia monastica di Betlemme, dell'Assunzione della Vergine Maria e di San Bruno". I monaci amano la discrezione e il silenzio.
Ricerca e Sintesi
Strade e posti
Fonti
(1) medioevoinumbria.it
(2) I castelli di Santa Giuliana, San Gregorio, Morcicchia.
(3) chieseitaliane.chiesacattolica.it
Coordinate GPS 43.265325, 12.350141