Coordinate GPS 43.276124, 12.354676
Il borgo
L
'edicola, avanzo di una cappella, edificata nel 1480 presso "Palazzo della Rosa" con un dipinto rappresentante la Madonna col Bambino, sul finire del sec. XVIII si leggeva ancora: "Nòtovi alcuni miracoli di Santo Savino monaco de està Abazia de S. Salvatore de Monte Acuto, e quisto S. Savino fò nativo de Castiglione de Abbate, e quisto potere [podere] del Collo di Cisterna fò suo."(2). Al Santo Savino, tra gli più uomini illustri di Umbertide(1), sono dedicati la località di Colle S. Savino e il luogo suo natio di Monte Castiglione (dove la sua famiglia aveva molti possedimenti che passarono al convento(1)), in seguito rinominato Castiglione dell'Abbate*1.La località di Colle S. Savino è citata per la prima volta nel 1250 in due condanne riguardanti dei furti: Il primo furto fatto dal "bailitor de Casteglone Abbatis" chiamato "Comandolus" e da un suo complice è compiuto contro "Pedonis de Colle S. Savini" derubato di due buoi che gli aveva precedentemente dato "Agurella de dicta villa"; un mese dopo è poi "Agurella Andree ville Collis S. Savini" a rubare i due buoi a "Pedonis diete ville"(3). Un altro fatto curioso nel 1262 riguarda un "Pisanus domine Iacomelle de villa Collis S. Savini" entrato in casa di "Alevolum Vicine de Sportaçana" per conoscere carnalmente la moglie "dominam Bellaverde"(3).
L'insediamento di "Colis S. Savini" compare nel primo elenco delle comunità perugine di Porta S. Angelo del 1258, nel 1260 come "v. Collis Sancti Savini" e nel 1282 in "v. Collis S. Savini" sono censiti 15 focolari (famiglie)(4). Dal 1438 in Colle di S. Savino si contano 17 focolari, nel 1469 sono 19 e nel 1501 14 focolari(4).
Dagli atti stipulati dal notaio Achille nella seconda metà del sec. XIII, in questa località l'Abbazia di Monte Corona risulta avre diverse proprietà concesse in enfiteusi(5).
Nel 1394 la comunità di Colle S. Savino costituisce un proprio catasto(6).
Nel 1413 il Consiglio Generale di Perugia, su istanza degli uomini delle comunità di Castiglione dell'Abbate e delle ville a esso adiacenti di S. Giuliano, Pieve di Cicaleto e Colle S. Savino, decide di sgravare queste dal pagamento della gabella del fuoco(7).
Nel 1447 alle comunità di villa di S. Savino e della Pieve di Cicaleto fu ordinato di concorrere alle spese della fortificazione delle mura di Castiglione dell'Abbate(7).
Nel 1477 il Consiglio dei Priori della città accoglie la richiesta di Pieve di Cicaleto e di S. Savino di essere unite a Castiglione dell'Abbate(4)*2.
In un censiemnto di ville e castelli di Perugia presumibilmente risalente all'inizio della seconda metà del 500 è elencata la comunità del "Castel del colle de S. Savino" senza il numero dei fuochi, "Villa della pieve di Cicaleto" conta 10 fuochi(8); nel 1656 in Monte Corona si contano 318 anime, nel 1701 in "Colle S. Savino, o M.te Covone" 222 anime e una parrocchia, nel 1736 le anime in Monte Corona sono 235(9).
Le chiese
Eremo di San Savino. Si dice che in quest'eremo, l'abate e Santo Savino (morto nel 1190) veniva a rifugiarsi per fare penitenza e per segregarsi dal mondo(1).
Nell'elenco dei beni dell'Abbazia del 1495 è anche di S. Savino, descritta come "Chiesina situata tra l'Abbadia, e Monte Corona"(10).
Per alcuni monaci S. Salvatore non è un luogo adatto alla vita contemplativa e spirituale e ritengono necessario separarsi dall'Abbazia e trovare un nuovo luogo per fondare un nuovo ordine; provvisoriamente si trasferiscono nel vicino piccolo eremo S. Savino. Nel dicembre del 1522 ottengono in "locatio ad vitam" la terra in cui sorge l'eremo di San Savino sull'omonimo colle. Nel gennaio del 1526 il passaggio viene consolidato attraverso una cessione giuridica di tutti i diritti sulla terra e eremo. L'anno successivo, nel 1527, la nuova "societas S. Romualdi Camaldulensis ordinis" dei monaci prende possesso di altre terre nelle pertinenze di S. Giuliano delle Pignatte(11).
La permanenza dei frati in S. Savino viene così narrata: "in mezzo l'ascesa del monte un antichissimo oratorio al beato Savino martire consacrato, il cui sito, se bene è picciolo, è tuttavia assai allegro, e dotato d'una salubre acqua di certa fontanella. Qui prima dunque fatte da' medesimi romiti, come meglio seppero, le loro cellette di loto e di sasso, per cinque, e forse per sei anni si fermarono." e in queste terre "fu già da' medesimi padri piantato di vari fruttiferi arbori; e fu fatta una vigna bellissima da vedere, e utilissima da godere.". Nel maggio 1530, i monaci che erano a S. Savino erano di numero otto(2)
Nel 1530 i monaci sorteggiano e/o scelgono un posto in cui edificare il nuovo eremo e quindi "fu vinto et concluso che si fabrichi sul monte sopra S. Savino lo detto loco.", cioè in cima a Montre Corona(2). Sempre nel 1530 l'Abbazia al possesso di molte chiese e beni a lei soggette, ma tra i beni non alienati è l' "Oratorio antico sempre ritenuto" di S. Savino(10).
La costruzione dell'eremo dura quarant'anni ma i frati iniziano sin da subito a trasferirvisi; come sussidio ordinario per condurre a termine i lavori, i poderi di Colle di San Savino e di San Giuliano(5)*3.
Conclusi i lavori "A San Savino, più tardi, fu determinato che si mandassero tutti gl'infermi, bisognosi di cibarsi di carne ed [mentre] alla badia rimanesse soltanto il cellerario con due conversi e un commesso."*4; a conferma della nuova destinazione d'uso del piccolo eremo, si racconta che nel 1556 Padre Don Gerolamo da Sessa, transitando per Montecorona, venne... "...colto dalle febbri, nel tugurio di San Savino, passò all'eternità nel giorno delle ceneri.". Il piccolo eremo di S. Savino non viene quindi abbandonato tanto che nel 1826 vi dimoravano ancora due fratelli monaci(2).
La chiesetta è descritta con una sacrestia adorna di affreschi a graffiti, due piccole cellette con camino e, fin dalle origini dell'eremo, i monaci, un laico e un sacerdote, a mezzanotte, vi celebravano gli uffici divini(12).
Nel 1908 l'eremo di San Savino appare incustodito: "all' eremo di San Savino hàvvi un grande podere con una piccola cappella ed una vigna", "E questo oratorio con le predette cellette anco oggi [1908] può vedersi, niuna cosa essendo quivi rovinata, o mutata, né è senza soavità la vita di questo luogo"(2).
Nei primi anni 60 del 900 si descrive la chiesetta in cattive condizioni ed adibita a fienile e qualche celletta di cui ben poco rimane; alcuni dipinti, che scompaiono sempre di più, non danno neppure l'idea di quello che rappresentano(1).
A metà salita della del sentiero della "mattonata", esiste un'edicola con una statuetta di Maria Vergine Immacolata; se da qui si sale la strada si raggiunge il vocabolo "Podere San Savino"; se invece la strada la si scende, dopo un po' si arriva ad un vocabolo chiamato "Palazzo di S. Savino"; la piccola cappella di San Savino è nella parte alta di questa località; la piccola chiesa è stata ristrutturata e fa parte di una proprietà privata recintata, le celle non ci sono più e vicino è stata costruita un'abitazione.
Chiesa della Madonna della Piazza di Colle San Savino. Scendendo si arriva al vocabolo di "Case Colle" dove se in un incrocio si scende ancora, si raggiunge la chiesetta di "Piazza" (vedere Chiesa della Madonna della Piazza di Colle San Savino).
Ricerca e Sintesi
Strade e posti
Fonti
(1) Umbertide-abbazie-eremi-templi-ville-feste-folklore-sacro eremo di Monte Corona-castelli medioevali.
(2) La congregazione Camaldolese degli eremiti di Montecorona.
(3) I 'libri dei banditi' del comune di Perugia.
(4) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.
(5) L'abbazia di San Salvatore di Monte Acuto - Montecorona nei secoli XI-XVIII.
(6) Le comunanze rurali del contado perugino alla metà del secolo XIV.
(7) Belforti-Mariotti.
(8) Le piante et i ritratti delle Città e Terre dell Umbria Sottoposte al Governo di Perugia.
(9) La popolazione dello Stato Romano.
(10) Dissertazione.
(11) L'Ordine camaldolese dal Medioevo all'Età contemporanea nelle fonti degli Archivi di Stato italiani.
(12) monachesimo.blogspot.com
Note
*1 La fonte(1) afferma che "Una discreta estensione di terreno attorno [a Colle S. Savino] fu donata nel 1209 da Ranieri Beltramo patrizio perugino"; similmente in "Topografia statistica dello stato pontificio, 1861" si afferma che "... un'antico Oratorio dedicato a S. Savino. Beltramo da Perugia nel 1209 lo donò ai Camaldolesi"; in "Delle memorie annali et istoriche delle cose di Perugia 4" si dice semplicemente che la donazione era "non lungi dalla Fratta"; in "Vite de' Santi e Beati dell'Umbria" si dice che "L'anno 12l0 Guido Generale de' Camaldoli, havendo ottenuto l'anno avanti alcuni terreni in d. Monte Corona da Raniero Beltramo Perugino, vi edificò un Monastero sotto il titolo della Santissima Trinità, e vi mandò ad habitare un'Abbate con alcuni monaci del suo Ordine Camaldolese, dove fiorirono molti osservanti monaci"; la fonte(10) afferma invece che i beni donati da Beltramo fossero presso Pian di Nese. La donazione in realtà si trovava alle porte di Perugia (vedere note in Pian di Nese).
*2 In "Documenti di storia perugina I", sono riportate le liste delle località del contado perugino; nel 1380 nel rione di Porta S. Angelo sono indicate "castrum Castilionis Abbati" e "villa Collis sancti Savini"; nel 1428 e 1429 Castiglione dell'Abbate è assente e si trova solo "castrum Collis Sancti Savini". Castiglione dell'Abbate è assente anche nei censi del sec. XV della fonte(4). La fonte(4) nel 1496 indica Colle S. Savino come castello; è evidente che l'attribuzione di castello a Colle S. Savino è riferita a Castiglione.
*3 Nel riferire questa notizia, la fonte(5) sembra compiere un imprecisione nell'affermare che questa concessione è stata fatta nell'aprile del 1553 dal pontefice Paolo III che invece muore nel 1549.
*4 Più spesso le fonti narrano che i monaci anziani e infermi fossero destinati alla Badia di Montecorona ai piedi del monte.