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'origine del castello di Montelabate (o della Badia, o anticamente detto di Corbiniano, dal nome del colle che lo sovrasta(1)) sembra essere antica; "Matteo Villani chiama Monte l'Abbate 'Castello della Badia', ed è troppo ragionevole che la medesima abbia dato il nome a questo castello come quella che è una delle più celebri nel nostro contado e che forse nei suoi principi ne aveva anche il dominio temporale nella istessa guisa che l'Abbadia di Monte Acuto lo aveva sopra Pietra Melina e sopra Castiglion dell'Abbate (a nord di Monte Corona)"(2).Un prima citazione certa del castello risale al 1233, nell'atto di affrancazione degli "hominum castri Montis Abbatis". Altre volte la località è definita curia o borgo.
Il monastero di S. Maria di Valdiponte, pure nelle vicinanze del castello di Montelabate, sembra esserne stato completamente assente dal patrimonio del castello almeno fino alla metà del sec. XII, mentre in epoca successiva risulta titolare di un notevole complesso fondiario, ma senza avere prerogative signorili tant'è vero che nell'affrancazione del 1233, l'Abate del monastero non è una parte in causa(3).
Il documento del 1233 è il più antico atto di affrancazione di una comunità perugina. Le vicende che spinsero le parti a stipulare quest'accordo non si conoscono, ma essendo in presenza di un arbitrato, si presuppone l'esistenza di un conflitto o quanto meno di una controversia che la parti medesime non sono riuscite a risolvere per proprio conto e la cui soluzione viene demandata a terzi, gli arbitri appunto(4). In forza di questo accordo, i dòmini concedono la libertà agli uomini del castello cui farà seguito per ciascuno di essi il rilascio di una carta "frankitatis" ricevendo come contropartita, oltre ad altri obblighi, la metà delle comunanze. Successivamente si affrancano singolarmente tutti gli uomini della zona, anche qui in cambio di metà delle loro proprietà. Il rigore formale di questa distinzione denota la maturità politica della comunità locale, che doveva aver raggiunto una personalità giuridica costituendosi in comune(3)(4)*1. Nello stesso anno anche la comunità del vicino castello di Castiglion Fidatto, in contrasto con l'abate del monastero valpontese, ottiene il diritto di essere ufficialmente rappresentata.
Il "Castrum Muntis Abatis" è nell'elencato delle comunità perugine censite nel 1258. Nel 1282 è ancora censito per 94/95 focolari (famiglie), tra il 1438 e il 1469 ha tra i 26 e i 32 fuochi, tra il 1495 e il 1501 ha tra i 47 e i 52 fuochi(5).
A differenza di quanto avviene in buona parte del contado perugino nel XIV secolo, a Montelabate non si ha un livellamento della ricchezza fondiaria con una generale diminuzione della presenza dei ceti più ricchi; questo si deve probabilmente sia alla presenza dei due famosi insediamenti benedettini S. Paolo di Valdiponte e di S. Maria di Valdiponte che aveva consentito il formarsi di un nucleo di contribuenti, le cui rendite venivano incrementate dalla possibilità di ottenere vasti territori in enfiteusi(5), che forse dallo stato giuridico favorevole agli uomini della comunità ottenuto nel 1233.
Nel 1351 "Era signore di Gubbio Giovanni di Cantuccio delli Gabrielli, nimico di Perugia; e per questo nelli confini dell'una e l'altra parte si stava sempre con l'arme in mano, e si pensava in Perugia far guerra a detta città; aiutati forse da Giovanni di Cantuccio avevano condotta molta gente in Perugia per ricuperare la libertà della patria"(6).
Gli ambasciatori del Gabrielli non sono convincenti e i Perugini decidono di inviare i propri soldati sotto le mura di Gubbio ma mentre si preparano per dare l'assalto, arriva loro l'ordine del comune di abbandonare l'assedio e andare in soccorso ai Fiorentini assediati a Scarperia da quelli di Milano.
Gli eugubini ne approfittano e "Adi 15 de novembre nel dicto millesimo Giovanni de Cantuccio [con 500 eugubini(7) e] con la gente de l'Arcevcscovo de Milano [con 250 armati(7)] cavalcaro per lo contado de Peroscia [Perugia], et vennero fina a Monte l'Abate: et apredaro molto bestiame et arsero molte case, et presero uno castello chiamato Castiglione deglie figli d'Azzo, et tutto lo robbaro e poi lo abrusciaro"(6).
Perugia è in difficoltà perché, oltre ad altre insurrezioni, deve inviare un contingente militare a contrastare gli aretini che minacciano le sue posizioni nell'alto Tevere(7).
Oltre a questo, "avvenne che certi fuorusciti della città [di Perugia] con alcuni seguaci & servitori di Cecchino de' Vincioli, [...] con altri Ghibellini del paese, con consentimento di Ghino Marchese (secondo Matteo Villani) con due compagnie di Fiorentini per lo più sbanditi di quella città, partendosi dagli stipendij di Giovani di Cantuccio de'Gabrielli d'Ogobbio, entrarono nel Castello di e Monte l'Abbate (detto dal Villani nel secondo libro delle sue Historie & nel quadragesimo quarto capitolo il castello della Badia), Territorio Perugino luogo forte & gagliardo, volto a settentrione, per trattato [alleati] di un Margaglione di detto luogo, & fattovi alcuni prigioni & fuggitone l'Abbate perle mura, & essi fermatovisi dentro, cominciarono a correre e predare le ville d'intorno, aiutati anco dalle genti del Cantuccio, che tutto altiero della felicità del Visconte & fomentato da lui, non temeva di molestare a ogni hora le castella de'Perugini, i quali udita la perdita di Monte l'Abbate, vi mandarono tostò sotto la scorta di due Signori Priori molte genti [soldati] della città propria, e de'Fiorentini a capo, dove concorsero in aiuto loro soldati da Siena e d'altri luoghi, & messosi tutti intorno al castello, con intentione di non partirsene prima che o per forza o per accordo no ritornasse sotto la loro giurisdittione, cercarono più d'una volta di prenderlo, ma in darno, perché hauendovi dati più asalti, ne furono sempre ributtati, percioche quei di dentro aiutati dalle genti ch'entrati verano, che per essere fuorusciti temevano maggiormente della vita, & perciò con maggiore ostinatione combattendo erano prontissimi alla difesa delle mura;"(7).
"Ma Giouanni d. Cantuccio in tanto con la cavalleria che hauea dell'Arcivescovo & con li suoi fanti a piè, essendo in molto maggior numero che i Perugini non erano, se ne andò a quella volta per liberar dall'assedio i suoi Parteggiani, ma un capitano de' Fiorentini Tedesco chiamato Armanno, si fece loro incontro vicino a un ponte, per dove conveniva che i nimici volendo soccorrere il castello passassero, & ivi fermatosi, gli ritenne tanto in quel punto che l'altra cavalleria de' Perugini ch'era come dicemmo a Città di Castello, venne a tempo in soccorso di quel passo, la quale giunta alla vista de' nimici, con l'aiuto de gli altri, che incontanente vi concorsero, fatto uno sforzo & valicato il ponte per forza, venne con grand'impeto co i soldati del Cantuccio alle mani & fattavi un'aspra & pericolosa battaglia, gli mise in breve spatio di tempo in rotta;"(7).
"In questa battaglia restarono prigioni intorno a cento cavalieri dell'Arcivescovo, & i soldati Perugini, ch'erano venuti da Città di Castello dopo questa fattione (che dal Villani & non da nostri è posta), se ne tornarono alle solite stanze loro;"(7).
"A quei soldati ch'erano in Monre l'Abbate, veggendosi fuor di speranza di soccorso & patendo secondo alcuni grandemente d'acqua, renderono a Perugini il Castello, salve le persone & l'armi."(6).
Nel 1389-1390 la fazione dei nobili, i Beccherini, governa la città e alcuni dei borghesi ribelli, i Raspanti, "Dai conquistati castelli di Agello e Deruta, di Monte Gualandro e Monte l'Abbate i fuorusciti scorrazzano fino a Veggio e a S. Galgano, a Monte Malbe ed a Prepo, a S. Caterina e a S. Marco, e l'eco delle lor grida confuse turba le discussioni dei governanti, e i brindisi dei loro (nobili) banchetti."(8).
Nel 1390 a uno dei fuoriusciti perugini, Fracesco di Nino de'Gurdalotti "fratello di Paoluccio poco avanti per man di Giustitia fatio morire", Per aver sottratto del grano destinato alla città e aver "prese la Fratticiuola, & Monte l'Abbate, & altri luoghi ivi vicini" gli "furono gittate per terra le case che haveva nel Colle di Landone con gran furore del popolo, che di ordine de Magistrati con la bandiera del Guasto vi andò, ch'era segno che a ciascuno fosse lecito d'andarvi & di tor quello che a lui più piaceva"(7).
Nel 1396 il Consiglio Generale di Perugia premia gli uomini del castello di Montelabate e delle ville vicine per aver arrestato due traditori e ribelli, esentandoli per sei mesi dal pagamento di ogni dazio e gabella(2).
Nel 1404 i Raspanti, che in questi anni al governo della città, si riconciliano con il Papa ma non con i Beccherini che quindi restano esiliati e senza l'alleanza con il Papa. "Benchè i nobili fossero mal soddisfatti del Papa che anch'esso negava loro il ritorno in patria, compresero tuttavia che qualunque altro momento sarebbe stato meno opportuno per un colpo di mano, che provocasse il ritorno e la preponderanza dei loro colleghi. Giacomo degli Arcipreti rinnovò nel 1404 il tentativo di Giacomo d'Oddo con le medesime circostanze e col medesimo risultato (precedente tentativo fallito di rovesciare il governo); talchè fu costretto a rifugiarsi co' suoi complici in Antignolla. Non era meraviglia a quei tempi che in piena pace si facesse una rivoluzione a Monte l'Abate o a Col Tavolino, o che un solo castello resistesse assai tempo;"(8).
Nel 1428 sono catturati due uomini di Montelabate sospettati di dar sostegno ai fuoriusciti; poco dopo uno dei due viene giustiziato(6).
Nel 1454 la comunità di Montelabate ottiene 80 fiorini dal comune di Perugia per ricostruire le mura(2).
Nel 1482 in agosto i Priori di Perugia concedono ai ribelli fuoriusciti Gentilomo e Carlo e Agamenone degli Arcepreti (della Penna) in esilio nell'eugubino di rientrare a Perugia, ma il Gentilomo solo fino a Ponte Pattoli, Carlo e Agamenone degli Arcepreti alla Badia in Valdiponte; il rientro è salutato da festeggiamenti e visite degli amici; in ottobre è concesso a Carlo e ad Agamenone di tornare anche in città, mentre non può tornare il Gentilomo che è gravemente malato(7)(9).
Nel 1500 Gianpaolo Baglioni scampato dalla congiura dei parenti e dei nemici torna in città con l'intenzione di vendicarsi degli avversari e in particolar modo di quelli di Porta S. Angelo, depredando e distruggendo i loro beni in città e nel contado: "ll terzo giorno Giovanpaolo cavate fuora della Città le genti (cacciati i nemici), se n'ando per le Castella di Porta sant'Angelo & smantellò di mura Pietra Mellina, Civitella delle Beneditioni, Monte l'Abbate & il Ponte di Pattolo & per tutto il Contado di quella porta, furono fatti gran danni & ne grani & nell'altre robbe ch'erano anco tutte nell'aie & ne'campi"(7).
Nel 1505 si da' la possibilità in Montelabate di tenere un'unica fiera, dal 16 al 18 agosto, riunendo e ampliando le due che prima si tenevano giorno dell'Assunta il 15 agosto e il giorno della natività della Vergine l'8 settembre(2)(10).
Nel 1509 il Consiglio dei priori stanzia 25 fiorini per la ricostruzione delle mura(2).
In un censiemnto di ville e castelli di Perugia presumibilmente risalente all'inizio della seconda metà del sec. XVI, nel "Monte Labate" si contano 25 fuochi(11); da estimi pontifici, nel 1656 in Monte l' Abbate ci sono 197 anime, nel 1701 ci sono 230 e nel 1736 248; nel 1829 si contano 363 anime e nel 1861 455 individui(12).
Chiesa di Sant'Angelo di Montelabate. La chiesa dedicata a S. Angelo era nel Castello di Montelabate e aveva il diritto di riscuotere le decime e di amministrare i sacramenti per i suoi abitanti(1).
La prima notizia della chiesa di S. Angelo è nel 1305*2, quando l'abate di S. Maria di Valdiponte insedia al governo della parrocchia di S. Angelo e di S. Maria di Vigna Grande, l'altra chiesa vicina al castello, D. Giovanni Niccola del medesimo monastero(2).
Nel 1328 in questa chiesa si stipula un contratto fra il Monastero e gli abitanti per certe terre livellarie(1).
Nel 1331 Ugolinus Buccoli è rettore delle chiese di S. Angelo di Montelabate e di "S. Maria de Vinea"(13).
Nel 1577 questa chiesa non era ancora diruta, avendo l'Abate accordato al P. Guardiano dei Frati minori del Farneto di celebrarvi la Messa in occasione della "Questua del Mosto"(1); questa festa e lo stesso nome della vicina chiesa di S. Maria in Vigna Grande fanno immaginare un luogo ricco di vigneti.
Tra il 1751 e il 1800 la chiesa di S. Angelo è descritta diruta(2); oggi non ce n'è traccia.
Ricerca e Sintesi
Strade e posti
Fonti
(1) BDSPU - Santa Maria di Valdiponte.
(2) Belforte-Mariotti.
(3) Le signorie rurali nell'Umbria settentrionale.
(4) Repertorio delle famiglie e dei gruppi signorili nel perugino e nell'eugubino tra XI e XIII secolo.
(5) Città e territorio tra medioevo ed età moderna.
(6) Cronaca della città di Perugia del graziani.
(7) Dell'Historia di Perugia.
(8) Storia di Perugia dalle origini al 1860.
(9) BDSPU - Cronaca perugina inedita di Pietro Angelo di Giovanni.
(10) BDSPU - Le fiere a Perugia tra XVI e XVIII secolo e le fiere e mercati nel contado.
(11) Le piante et i ritratti delle Città e Terre dell Umbria Sottoposte al Governo di Perugia.
(12) La popolazione dello Stato Romano (1656-1901)/Indice alfabetico di tutti i luoghi dello Stato Pontificio/Topografia statistica dello stato pontificio.
(13) Le pergamene dell'Ospedale di S. Maria della Misericordia di Perugia Dalle origini al 1400.
Note
*1 L'autore delle fonti(3)(4), Sandro Tiberini, pur avendo dei dubbi, grazie a suggerimenti e in mancanza di alternative, in sostanza conferma Montelabate quale località dove avvengono i fatti.
*2 Nel documento d'affrancazione degli abitanti del castello di Montelabate del 1233, è segnalata la presenza presso questo castello di una "ecclesia plebis"(4); l'identificazione di questa pieve non è certa non conoscendo se e quale delle due chiese, di S. Angelo e di S. Maria di Vigna Grande, sia stata pieve.